Storia di un pipistrello e della farfalla che diventò sua amica – Cap. 4°

Mamma calmati! Guarda che non ti farà niente, non avere paura!”

“Scherzi??!! E’ un pipistrello!! Se si attacca ai capelli me li strappa tutti!”

Sentivo gli umani parlare mentre volavo all’impazzata dentro quella casa e non riuscivo più a trovare l’uscita, ero terrorizzato! Non avevo mai avuto così tanta paura in vita mia!

Vanessa volava fuori dalle finestre, passava da una finestra all’altra preoccupatissima! Ma cosa poteva fare? Nessuno poteva salvarmi! E i due umani continuavano a gridare.

Era andata così: quando io e la mia amica Vanessa eravamo arrivati alla casa dei grandi fiori che si aprono di notte, le farfallone notturne non c’erano più, perché ormai stava spuntando il sole, era già mattina!

Eravamo stati in giro tutta la notte! Quante emozioni…

Ed ora eravamo lì a svolazzare nel giardino senza sapere cosa fare.

“Io provo ad entrare, – avevo detto – altrimenti non scopriremo mai perché gli umani vogliono distruggere la foresta!”

“Sei pazzo, Roccia!? E’ troppo pericoloso, gli umani ti uccideranno!”

Ma io non ci avevo pensato due volte e mi ero buttato dentro da una finestra aperta. Lei era rimasta fuori ad aspettarmi.

Come erano strane le tane degli umani! Piene di tante cose misteriose, di luci, di odori, di rumori che non avevo mai sentito… Troppe cose tutte insieme, troppe emozioni!

Mi girava la testa, non riuscivo più a trovare l’orientamento…Avevo perso i miei superpoteri?

“Accidenti un PIPISTRELLO!!!” l’umano più piccolo si era accorto di me, ma subito era arrivata l’umana più grande che si era messa a gridare come una cornacchia!

“Mamma calmati! Guarda che non ti fa niente, non avere paura!”

“Scherzi??!! E’ un pipistrello!! Se si attacca ai capelli me li strappa tutti!

Non era vero, non volevo strappare i capelli a nessuno io!

“Dai mamma che dici? I pipistrelli non fanno male a nessuno e non si attaccano ai capelli.

Sono tutte leggende! Calmati, adesso ci penso io!”

Il piccolo umano aveva chiuso fuori dalla porta la sua mamma che ancora starnazzava…

Poi con qualcosa di morbido tra le mani si era voltato verso di me. Io ero sfinito, stanco, non riuscivo più a volare. Mi ero rannicchiato in un angolo.

Tutto divenne buio.

Mi risvegliai in un posto da cui non si poteva uscire…

Sentivo la voce del piccolo umano che mi aveva catturato e quella di qualcun altro che parlava con lui.

“Hai fatto bene a portare qui questo piccolo pipistrello, Marco! Non ha nulla che non va, stai tranquillo, è solo spaventato, nella scatola al buio si riprenderà e stasera lo farai volare, così potrà tornare libero in natura.”

Allora il piccolo umano aveva un nome, si chiamava Marco.

“Sì sarà libero, ma non per molto, se andranno avanti a costruire quella maledetta strada nella foresta.”

“Che vuoi farci Marco, noi del centro di recupero per gli animali selvatici in difficoltà abbiamo provato a protestare, ma non c’è verso di fargli cambiare idea. Vogliono fare una strada che taglia in due la foresta e anche un centro commerciale e un grande parcheggio per farci andare i turisti in automobile.”

“Nooo!!” disse Marco.

Ecco fatto, avevo scoperto cosa volevano fare: la mamma mi aveva spiegato cosa sono le automobili, sono mostri pericolosissimi per tutti gli animali del bosco.

Le automobili, nel nostro bosco! Era terribile!

Restai zitto zitto nella scatola, poi quando ormai era arrivata la sera sentii uno scossone. Marco mi stava portando da qualche parte.

Arrivò vicino al bosco, sentivo i suoi passi e sentivo avvicinarsi la foresta, lo capivo dagli odori, dai suoni

Il rumore del vento, gli ultimi canti degli uccelli prima della notte, i fri fri dei grilli nel prato…

Strano, anche se quello che mi trasportava era un umano, con lui mi sentivo al sicuro…

“Vai piccolino!” Marco aprì la scatola.

Vidi che mi guardava. Aveva gli occhi simpatici.

Mi lanciò in aria e io volai via. Ma prima di andarmene volai un po’ intorno a lui.

“Che fai piccolino, non te ne vuoi andare?!”

Se solo avessi potuto parlare con lui come potevo fare con Vanessa, gli avrei spiegato il pericolo che stavamo correndo noi tutti animali della foresta.

Ma gli animali e gli umani non possono parlarsi!

Così alla fine volai dritto dal Grande Gufo, per raccontargli tutto quello che avevo scoperto…

Continua nel prossimo episodio

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